In questa seconda uscita del progetto Anima Fluida, esploriamo uno dei nasoni più significativi di Colli Aniene: la fontanella di Via Edoardo D’Onofrio.
Qui, tra foglie, passi frettolosi, giochi di bambini e ricordi di altri tempi, si intrecciano la storia del quartiere, le testimonianze degli abitanti dei primi anni Settanta / Ottanta e la trasformazione urbana che ha cambiato questo angolo di Roma.
Come sempre, l’acqua del nasone fa da filo conduttore: scorre, mentre tutto il resto, intorno, muta.
Il Nasone di Via Edoardo D’Onofrio: storia di un quartiere che cambia
Il Ritratto - Mentre tutto intorno cambia
L’acqua come memoria del quartiere
L’acqua dei nasoni non ha mai smesso di scorrere.
È un gesto continuo, quasi ostinato, che attraversa generazioni e stagioni senza mai cambiare ritmo.
I volti, invece, cambiano. Cambia il quartiere, cambiano le abitudini, cambiano gli scenari.
È proprio questa immutabilità che rende ogni episodio di Anima Fluida non solo un viaggio fotografico, ma un viaggio nella memoria dei luoghi.
Il Dettaglio -A testimoniare la Romanità di questi decori urbani, Senatus Populusque Romanus
Via Edoardo D’Onofrio ieri e oggi
Colli Aniene è un quartiere relativamente giovane, ma con una storia intensa, stratificata, ricca di transizioni.
Oggi la fontanella di Via D’Onofrio si trova accanto a un parco giochi curato, tra giardini, alberi e un contesto urbano pienamente consolidato.
Ma negli anni Settanta questo punto era tutt’altro che un parco.
Esistevano solo:
terreni battuti,
percorsi nel fango,
cantieri aperti,
palazzine appena costruite o da completare.
Le testimonianze raccolte dagli abitanti di allora parlano di un quartiere in crescita, con una urbanizzazione ancora da immaginare più che da vivere.
Il Getto - L’acqua scorre come il tempo, ignara di quello che le accade intorno ella scorre.
I primi “contadini urbani” di Colli Aniene
Prima che iniziassero i lavori del quarto lotto dell’ex cooperativa Auspicio – le palazzine che oggi chiamiamo comunemente “le torri” di Via Bardanzellu – quel tratto di terreno ospitava qualcosa di speciale: un piccolo orto urbano spontaneo, precursore dei moderni orti all’interno dei nuclei cittadini.
Le famiglie appena trasferite si erano ritagliate dei lotti per coltivare:
pomodori,
verdure di stagione,
perfino cocomeri (che, a detta loro, non volevano proprio venir su).
Era un modo per dare un valore a un territorio ancora grezzo, un modo per sentirsi comunità in un quartiere che ancora non esisteva del tutto su carta.
Mi raccontavano Fabio e Piero, due bambini di allora, di come i genitori facessero a gara a chi riusciva a dare vita al Pomodoro più pesante e della frustrazione del loro papà nel non riuscire proprio a far venire i cocomeri.
Sto cercando testimonianze, documenti e fotografie che possano raccontare quel periodo.
Se possiedi immagini o ricordi contattami, sono preziosi per ricostruire questa storia collettiva.
I muschi - Il getto che nutre
La fontanella: un punto fermo tra il fango e i giochi di oggi
In quel contesto non urbanizzato, la fontanella c’era già.
Serviva a tutto:
irrigare gli orti improvvisati,
rinfrescarsi durante le giornate estive,
lavare mani, strumenti, frutta colta sul momento,
fare da punto di ritrovo per i ragazzi del quartiere.
Oggi non rimane traccia di quella stagione agricola spontanea.
Intorno alla fontanella sono nati un parco giochi, un giardino curato, strade asfaltate e palazzine moderne.
Lei, invece, è rimasta dov’era.
Il Riflesso - Gocce che viaggiano in contesto autunnale
Il mio ricordo personale: una sera del 2007
Questa fontanella, per me, non ha un ricordo legato all’infanzia o a un rituale di quartiere.
Ha un ricordo più pratico, più improvviso: una sera di novembre del 2007.
Avevo un raffreddore micidiale e il naso completamente tappato.
Prima di iniziare i miei appuntamenti, provai a usare uno spray decongestionante… e l’effetto fu disastroso: un’improvvisa epistassi che non si fermava più.
Avevo bisogno di acqua fredda. Subito.
Il nasone era lì.
Le mani, i polsi, la nuca: in pochi istanti l’acqua gelida fece quello che serviva.
Il sangue si fermò, e io potei continuare la mia giornata — un po’ infreddolito, ma con il naso finalmente libero.
Da allora, quando passo in Via D’Onofrio, a quella fontanella devo un ringraziamento personale.
Il gesto - Un gesto che ogni cittadino di Roma conosce bene.
Colli Aniene e la forza delle piccole storie
Quest’angolo di Via D’Onofrio oggi è un’oasi tranquilla, curata, vissuta da famiglie e bambini.
Basta soffermarsi un attimo per ricordare tutto ciò che questo quartiere è stato:
- un’area in costruzione;
- un laboratorio urbano;
- un campo coltivato da pionieri;
- un luogo di condivisione di beni e di idee;
- un luogo che si è trasformato senza perdere la propria identità.
Ogni nasone è un pezzo di storia.
Un simbolo.
Un punto fermo nel paesaggio che cambia.
Hai vissuto Colli Aniene negli anni Settanta o Ottanta?
Ricordi gli orti tra Via D’Onofrio e Bardanzellu?
O hai un aneddoto legato a questa fontanella?
Scrivimi o lascia un commento: ogni testimonianza aiuta a ricostruire la storia vera del quartiere.
Nel prossimo episodio parlerò del Nasone che si trova esattamente in Via …. ancora non lo so, ma seguimi sui social e scoprilo nei prossimi giorni.
Anima Fluida è un progetto fotografico dedicato ai Nasoni di Colli Aniene.
Una goccia al mese. Una storia alla volta.
Un lavoro di Fabrizio Colarossi.
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